giovedì 2 dicembre 2010

Sport: Lo sciopero del privilegio

Questa mattina, mentre ero in giro per adempiere ai miei doveri di un qualunque onesto cittadino, bravo figlio, studente e lavoratore occasionale, mi sono imbattutto in un "Indetto sciopero calciatori...Oddo: sono in ballo i diritti dell'uomo". Inutile dire che un sorriso ha preso forma sul mio volto incredulo, più che per la notizia in sè, per il modo in cui è veniva riportata, ho cosi deciso di andare a fondo e documentarmi sulla vicenda per notificare i "diritti violati". L’Associazione Italiana Calciatori, preso atto dell’impossibilità di addivenire con la Lega di Serie A ad un’intesa sul rinnovo dell’Accordo Collettivo, conferma che i calciatori non scenderanno in campo alla 16ª giornata di campionato della massima serie, fissata l’11 e 12 dicembre prossimi”,è il comunicto che si legge sulle pagine dell' AIC e che ha suscitato cosi tanto clamore. Sono otto gli articoli del regolamento che hanno creato divergenze tra Lega Calcio,società sportive e calciatori: proviamo ad analizzarli uno alla volta. Il primo riguarda i trasferimenti, le società hanno richiesto che i loro calciatori a parità di stipendio (molto lauto) se non rientrano più nei piani della loro squadra di appartenenza devono traferirsi in un'altra società che per loro ha formulato un offerta,cosi da non gravare sulle spese. Altro punto gli ingaggi,le società in Italia pagano all'incirca l'80-90% degli ingaggi ai propri calciatori mentre il restante è pagato da sponsor e quant altro. In altri paesi ciò non accade, c'è un minima parte di stipendio fisso all'incirca il 40-50% e poi tutto il resto viene retribuito con bonus legati, a rendimento, presenze,
premi partita, premi stagionali ed altro, una specie di paga a prestazione oltre un fisso previsto da contratto.
Poi c'è la questione delle multe, le società chiedono di togliere il limite del 30% dalla paga mensile, per sanzionare a seconda dell'infrazione i calciatori. A seguire ci sono i fuori rosa, cioè quei calciatori che (esempio calzante, Cassano della Sampdoria) vengono messi fuori squadra per motivi disciplinari, tecnici ecc. Le società chiedono di poter escludere questi calciatori dagli allenamenti e già dal ritiro pre campionato, mentre adesso possono farlo solo in prossimità di un singolo match. Poi ancora affari personali e cure mediche,le società chiedono, che, senza il consenso preventivo e scritto della società, i loro dipendenti non potranno iniziare un’attività professionale o imprenditoriale, propria,e imporre il divieto di “partecipare ad attività potenzialmente sconvenienti per un atleta professionista”. Per quanto riguarda le cure mediche sempre le società vogliono si pagare cure mediche e assistenza ai loro calciatori ma fregiarsi della facoltà di scegliere loro cliniche,specialisti e altro, cosi da controllare bene le spese e il bilancio. Infine ci sono il comportamento e il rapporto con i media, ossia che ogni calciatore da loro tesserato debba seguire un preciso codice etico, e di evitare di fare pubbliche dichiarazioni senza l’autorizzazione delle società sui propri siti internet.( facebook,twitter e altri social network).
Ora la prima domanda che mi pongo è, dove sono questi diritti dell'uomo negati a questi umili lavoratori?
Non vedo nulla di particolarmente sconvolgente se una società ti assicura lo stesso stipendio prima di trasferirti in un altra rosa, se le società intendono pagare gli ingaggi con un fisso mensile e il resto tenendo conto del rendimento (accade in tutte le normali società,anche nei lavori più umili dove gli ingaggi non sono certo milionari), se le società vogliono multare tenendo conto della gravità del fatto e del danno materiale e all'immagine (se la sera vai a festini, e la mattina non rendi in campo, la società ci rimette, soprattutto quelle quotate in borsa, ed esiste in una qualsiasi azienda questo regolamento). Mi sembra giusto che una società abbia il diritto di decidere a quali specialisti affidarsi(già ottimi specialisti) per assistere i propri calciatori, legittimo che le società vogliano che i calciatori si dedichino in primis alla squadra e alla professione di calciatore( visto quello che pagano) prima che questi ultimi avviino altre attività. Se una società ritiene che un suo dipendente possa minare l'armonia della squadra è giusto che motivandolo lo metta fuori rosa, ed è anche giusto che richiedano comportamenti eticamente corretti,cosi magari la domenica si può evitare di assistere a testate, simulazioni, offese e intimidazioni in campo e fuori(sono esempio per milioni di giovani).
Insomma affermazioni come quelle di Oddo, (difensore del Milan) non solo non stanno nè in cielo nè in terra, ma rendono ridicola una classe già di per sè tanto bersagliata, oltre che, un offesa a chi in questi ultimi anni si è visto soffiare il proprio lavoro, a chi fa davvero degli sforzi e tante rinunce per tenerselo stretto e mandare avanti intere famiglie con poco più di 1000 euro al mese e non per 1,5-2 milioni di euro annui, per chi spende soldi per seguire la propria squadra sempre e comunque e per quelli che giocare a calcio è un sogno ed è il premio dopo una giornata di lavoro.




mercoledì 1 dicembre 2010

Scuola: Riforma Gelmini, cosa cambia?




Ieri la Camera dei Deputati ha dato il via libera alla riforma Gelmini che ora aspetta l’approvazione finale in Senato. Io, come tantissimi giovani indignati del nostro Paese, sono andato a contestare in piazza di Montecitorio, in una Roma blindata che sembrava ospitasse il G8. A differenza di tanti (o quasi tutti) che vogliono vedere il provvedimento decadere, la mia posizione è diversa: la riforma potrebbe a mio avviso essere una svolta epocale per il sistema universitario italiano, ma è una “riforma che non c’è”. Infatti il provvedimento sembra più dettato dalle esigenze di Tremonti per portare il bilancio in pari, che quelle dell’innovatrice Gelmini. Vengo al dunque. I punti principali del provvedimento sono: un solo mandato per i rettori (non più rettori a vita), divieto di assumere parenti fino al quarto grado nello stesso ateneo (addio parentopoli),  ricercatori assunti con il sistema tenure-track (3+3anni, dopo dei quali o assunti a tempo indeterminato o fuori dall’università),  i docenti dovranno certificare la loro presenza in classe, valutazione degli studenti ai professori, riduzione del numero dei corsi, possibilità per ogni ateneo di avere un massimo di 12 facoltà, possibilità di far entrare nel CDA universitario membri esterni (aziende che magari finanziano la ricerca). Fin qui la riforma non presenta problemi se non quello di aver ridotto il finanziamento alle università e “assassinato” il diritto allo studio con una caduta drastica dei fondi, sostituendolo con prestiti che le banche convenzionate daranno agli studenti, e ne avranno restituzione alla fine degli studi. A differenza della Germania e della Francia, che danno al diritto allo studio una cifra intorno ai 2 MILIARDI di euro, ci ritroveremo fra qualche anno a dover andare a chiedere un prestito in banca per studiare con la promessa che, finiti gli studi, andremo a riportare quanto prestatoci. Un cambiamento che poteva rendere più competitiva l’università italiana si trasforma in una lama a doppio taglio. Fiduciosi che le istituzioni si rendano conto di questo enorme buco nella riforma, attendiamo nuovi risvolti.

di Rocco Battista

Attualità: Crisi istituzionale

Affermare che l’Italia stia attraversando soltanto una crisi di governo, è triste a dirlo, ma è riduttivo. Una crisi di governo si configura quando l’esecutivo non dispone più di una maggioranza in Parlamento che gli permette di governare. Ben diversa è invece la situazione attuale nel nostro paese. Giornalmente assistiamo  ad una mancanza di responsabilità, che coinvolge i poteri dello stato a 360 gradi. L’avviso di garanzia, che era nelle intenzioni del legislatore che lo ha introdotto, una funzione garantista, è diventato uno strumento di aggressione politica e mediatica. Il principio costituzionale della presunzione di innocenza fino alla condanna sembra non contare più nulla. La magistratura che ha il compito di amministrare la giustizia è perennemente sotto accusa,  ed i magistrati a seconda del giornale che leggi o del tg che ascolti, sono dei martiri o  degli aguzzini. Organi  dello stato si accusano reciprocamente di invasione di competenza.  La soluzione di coloro che questo clima hanno contribuito a creare è sempre la stessa, modificare la nostra “signora” Costituzione, riconosciuta dal diritto internazionale come una delle migliori se non la migliore al mondo. È inutile modificare la Costituzione  quando manca la “responsabilità”,  e questa mancanza di responsabilità che dovrebbe contraddistinguere la classe dirigente sta allontanando i cittadini e soprattutto i giovani, dall’interesse per la politica e dal rispetto per le istituzioni.  Anche per fare il più umile dei mestieri bisogna essere incensurati, non capisco perché i problemi giudiziari non sono un ostacolo per l’amministrazione della cosa pubblica? È normale che lo scontro politico si sia spostato dal parlamento alle aule di tribunale? È questo quello di cui abbiamo bisogno, necessitiamo di una stabilità di governo, impensabile con l’attuale sistema elettorale. Nemmeno in piena crisi i nostri politici hanno abbandonato gli interessi personali e di partito, per cercare una larga intesa con cui affrontare i problemi reali dei cittadini. E mentre Napoli è sommersa dall’immondizia, nelle tribune politiche in televisione la demagogia e la strumentalizzazione regnano. Non stupiamoci allora se il pubblico preferisce guardare il grande fratello.
No signori questa non è una semplice crisi di governo, questa è una vera e propria crisi istituzionale!!